Fuori dalle scene da 5 anni, sarà il nuovo senior coach «Bisogna cambiare volto a un ambiente che desta antipatia» di Dario Serpan
LIVORNO. A volte ritornano. Lo fanno per amore, non per interesse. Sebbene il tempo passi, c’è qualcosa di profondo che tiene stretto un legame viscerale, seguendo un lungo corso che, nonostante alcune pause o delusioni, non si interrompe. E quando i tempi sono maturi o il momento lo richiede, un guerriero fa la sua parte.
È quanto accade a Guglielmo Prima, che dopo 5 anni fuori dalle scene è tornato al Livorno Rugby. Istituzione della palla ovale in città , Prima è rientrato in casa biancoverde, ma per la prima volta non farà l’allenatore: è stato ingaggiato come Senior Coach, con delega all’under 16. In pratica sarà una sorta di supervisore tecnico per le categorie Seniores e del settore giovanile, portando in dote alla società biancoverde tutta la sua grande esperienza.
«È un compito molto delicato» esordisce colui che vanta un’esperienza lunga decenni nel rugby, tra Livorno, Prato e l’azzurro delle nazionali giovanili. È arrivato a guidare la nazionale Under 21, ha allenato giocatori come De Rossi, Guidi o i Gaetaniello, mentre un certo Georges Coste lo considera “un fratelloâ€. Oggi ha 73 anni e riapre la parentesi biancoverde, quella che per la prima volta spalancò nel 1978, ai tempi della presidenza Tognetti. La sua ultima esperienza si è chiusa nel 2010, dopo aver salvato in largo anticipo la Prima squadra in A1. Quindi, si arriva al presente.
Che cosa ha convinto Prima a tornare nella mischia?
«Mi è stato chiesto più volte e alla fine ho accettato di tornare, per amore del Livorno Rugby».
Come ha trovato il suo caro Livorno?
«Non in ottima forma – risponde il trainer livornese. Come ha detto il presidente, c’era una situazione di isolamento da risolvere, e ci stiamo provando, con un allargamento societario che aumenti le risorse e cambi il volto di un ambiente che desta una certa antipatia».
Per quali motivi?
«Perché sono stati fatti alcuni errori, ai quali si può rimediare ripartendo con il dialogo e anche sapendo chiedere scusa quando serve. Il Livorno Rugby non è di nessuno in particolare, ma di tutti quelli che lo vivono o lo hanno vissuto. Nel consiglio societario ci sono persone che hanno fatto tanto, ma sono poche e vanno aiutate. Non vogliamo nemici, dobbiamo toglierci l’arroganza e ritrovare il consenso della gente. Tutto questo per il bene del Livorno e del movimento, che è bello vedere crescere. Ma nel nome del rugby bisogna fare le cose giuste e purtroppo non sempre è così».
Sul piano tecnico che impressioni ha?
«Il settore giovanile è forte e ha due belle squadre come l’Under 14 e l’Under 18. Bisogna ritrovare i risultati a livello Seniores, dove abbiamo maggiore visibilità ».
E la prima squadra?
«Al
momento la rosa della Prima squadra è scoperta in alcuni ruoli, ma in serie B possiamo fare bene, senza che ci sia una particolare fretta. Anche se non vinceremo il campionato, spero che torneremo a sorridere. Perché siamo forti, ma non lo sappiamo».
Scritto da Dario Serpan, tratto da “www.iltirreno.it”